Skiants: quando le Marche spaccano!

Pergola (PU), 22 gennaio 2020 - Tra un lockdown e l'altro è ormai trascorso praticamente un anno da quella splendida spensierata giornata vissuta per davvero a tutto Skiants. E chi l'avrebbe detto? Il tempo è proprio volato via, uguale a se stesso senza soluzione di continuità, accompagnandosi alla nenia funesta che ancora ci canta di virus globali, turbo-social-distanziamento, malattia e morte, nel suo loop continuo e straniante. Oggi è piacevole (e strano) ricordare di quei giorni felici, quasi beati, quando la Cina stava lontana anni luce e un'alzata di spalle era un buon compromesso fra noncuranza e rassegnazione per affrontare i problemi degli altri. Forse non recupereremo mai l'innocenza perduta, forse è meglio così, forse no.
Chiusa parentesi. Ora, vi chiederete: ma perché andare a visitare le vigne a gennaio? Proprio a gennaio, col cielo plumbeo, i paesaggi desolati, le viti spoglie, e soprattutto - diversamente da un blog che si rispetti - le foto brutte. La risposta è: per diversi motivi. Il primo è che lo Skiants esce generalmente appena prima di Natale, in quantità a dir poco confidenziali (ora meno, Deo gratias!), e questo avido Indigeno anche stavolta voleva la sua parte. Numero due: in quanto lascivo potatore ed indolente essere umano nulla mi aggrada più dei lenti ritmi invernali e la vite nuda. Adoro la vigna spoglia, disadorna, fatta di sculture disposte in filari essenziali e nervose come i ragni di Louise Bourgeois, vera più che mai, testimone della stagione appena trascorsa e completamente proiettata a quella che viene. Tagliare col passato e predisporsi al futuro: quest'anno la potatura avrà un significato simbolico più potente che mai! Ultimo motivo: dopo aver letteralmente goduto di una straordinaria '17 avevo avvertito un'urgenza ineludibile di respirare il microcosmo Skiants e di stringere la mano ai ragazzi che questo vino del cuore l'hanno immaginato, sognato, infine realizzato.


Appuntamento la mattina presto in cantina, dove vengo accolto da Lea e Mattia: pochi convenevoli, due chiacchiere per prendere quel minimo di confidenza e via, si parte! 

FATTORIA VILLA LIGI

L'azienda, di proprietà della famiglia Tonelli, ha una lunga tradizione vitivinicola che inizia nel 1912 con il capostipite Antonio, passando per i figli Cesare e Marino, ed oggi al nipote Francesco ed a suo figlio Stefano. Fu proprio Francesco verso la metà degli anni '80 a cambiare marcia all'azienda, fondando Fattoria Villa Ligi e puntando sui vitigni autoctoni ed in particolare su quell'Aleatico - conosciuto in zona come Vernaccia rossa di Pergola - che oggi è il fiore all'occhiello dell'azienda. 


E proprio l'Aleatico, per come è indissolubilmente legato a Fattoria Villa Ligi ed al territorio pergolese, merita certamente una piccola presentazione: la documentazione storica testimonia che venne portato a Pergola dagli eugubini intorno al 1200 dove, avendo trovato un'area elettiva di coltivazione, si diffuse nel territorio, prima di conoscere il completo declino con l'arrivo della fillossera. Negli ultimi decenni del secolo scorso, recuperata la base ampelografica e riprodotto il materiale per la propagazione, grazie anche all'opera di un viticoltore illuminato come Francesco Tonelli, questo vitigno ha riconquistato il suo ruolo di simbolo vinicolo del territorio, ottenendo nel 2005 il riconoscimento della denominazione Pergola DOC.

LEA E MATTIA

La retro-etichetta dello Skiants recita: "Un progetto italo-francese realizzato nella semplicità, la gioia di condividere e di comunicare attraverso un vino quello che è lo stile di vita e di pensiero di quelli che lo hanno creato". Direi che non fa una piega. Sotto vi presento Lea Pailloncy e Mattia Donini.

Lea Pailloncy, provenzale, dopo una “prima vita” da sportiva professionista di Badminton studia in Borgogna enologia e wine business. Successivamente compie un “voyage initiatique” di 2 anni tra diverse regioni viticole australiane come la Yarra Valley e Margaret River, lavorando in laboratorio, cantina e vigna. Viaggia e assaggia per affinare il palato (Lea è una grande degustatrice, garantito), dichiara: "Sono tornata senza una lira perché ho comprato troppo vino".
Tornando dalla terra dei canguri nel 2014 risponde ad un’annuncio trovato su internet per un esperienza di vinificazione con uve autoctone qui nelle Marche: "Mi sono trovata a Pergola, qui a Villa Ligi, e non sono più ripartita..."
Oggi è infatti la compagna di Stefano Tonelli, con il quale ha avuto la piccola Ada.

Mattia Donini, emiliano, ha studiato enologia a Cesena come Stefano. Dal 2012 vendemmia con Villa Ligi ed appena finisce il periodo di vinificazione parte verso altri universi vitivinicoli in cerca di nuove esperienze: ha lavorato in California, Francia, Australia e Nuova Zelanda, un vero globe trotter. Dal 2016 pare si sia un po' calmato. Oggi produce anche dei vini tutti suoi (Scandelara) dalle vigne di famiglia sui colli bolognesi, appoggiandosi a Villa Ligi. Non vedo l'ora di assaggiarli.

I due formano un bel duetto ricco di creatività, capacità e visione. Lea alterna risate impetuose ad un cipiglio tra l'altero e l'inquieto, un'irriverenza molto "skiants" a silenzi riflessivi; Mattia invece sembra affrontare il mondo con una leggerezza che ha radici lontane, una calma ispirata da una saggezza antica. Lei è una donna gentile e carismatica, lui un regaz alla mano, spirito sagace e battuta sempre pronta. Gran bella compagnia.


IN CANTINA

Sotto la cantina di Villa Ligi, dove dimorano le imponenti asettiche vasche di acciaio e cemento, si nasconde un vero e proprio gioiello. Attraverso una porticina anonima che è in realtà un varco spazio-temporale, scendendo la ripida scala, si accede alla barricaia ipogea: un luogo incantato e solenne, umido, ma riscaldato da una luce soffusa, muto, quasi sepolcrale, eppure pulsante di vita, nelle colonie di lieviti, nel brusio leggero dei carati di legno. 
Lo Skiants, che i geni francesi ce li ha, qui può respirare davvero aria d'oltralpe.


Vinificazione in stile Beaujolais: l'uva viene infatti sottoposta a macerazione semi-carbonica in contenitori completamente sigillati per qualche giorno, prima che inizi la fermentazione; una parte importante rimane in grappoli interi, l’altra viene diraspata. La saturazione con CO2 permette di accentuare i profumi di frutti rossi (fragola, lampone, frutti di bosco), assecondando le caratteristiche del vitigno, mentre il grappolo intero conferisce consistenza a livello tannico.
Lo Skiants è un vino nudo.
Fermentazione con lieviti indigeni e uso di solforosa ridotto al minimo. Una volta iniziata la fermentazione l’uva viene pigiata delicatamente con i piedi ed al termine di questa, dopo la pressatura, il vino viene trasferito per gravità in vecchie barrique per circa un’anno. Imbottigliamento a mano per caduta, senza subire filtrazioni né chiarifiche.

NATALE

Non si può raccontare lo Skiants senza menzionare Natale Ligi, zio di Stefano. Egli vive anacoreta lassù a Montevecchio, nella casa che domina sulle vigne di Aleatico e Riesling.
Natale è il lupo della steppa, inquieto e solitario, peculiare, sicuramente un personaggio letterario: mi ricorda un druido, il mutapelle Beorn (per i fan di Tolkien), Grande Puffo col suo cappello ricurvo. E' perfettamente integrato nell'ecosistema, si rattrista quando pensa alle api uccise dal diserbo dei vicini. Possiede una piccola collezione di trattori d'epoca che esibisce con intima soddisfazione ed arreda il cortile con amorfi ciocchi di legno in cui riconosce forme comuni. Pareidolia, natura, arte: tutto torna. 
Mattia e Lea gli vanno a genio, sono ragazzi genuini ed hanno conquistato la sua fiducia. Per quanto riguarda me fa come se non esistessi, di tanto in tanto - e non lo biasimo - mi scruta con sospetto, infine allenta la sua diffidenza. Un vero gentiluomo della natura, di una cortesia unica. Che onore essere stato suo ospite.
Natale è lo spirito e il guardiano del vigneto di Montevecchio, intimamente legato a quel luogo, Genius loci in carne ed ossa.

IN VIGNA

Lea e Mattia mi hanno raccontato che lo Skiants è nato dall'epifania avuta dai due dinanzi ad un carico di Aleatico arrivato in cantina e destinato allo sfuso: un'uva talmente bella da meritare sicuramente miglior fortuna. Quell'uva proveniva da una vecchia vigna di famiglia a Montevecchio, minuscola frazione ad una mezz'oretta di macchina dalla cantina di Pergola. Il paese sorge in cima ad un'erta collina sulla riva sinistra del Cesano, in un paesaggio tenacemente rurale, pressoché incontaminato.
Lo Skiants è un vino di terroir.
Giunti a casa di Natale, appena aperto lo sportello, ci si rende conto subito di respirare un'aria profondamente diversa, molto più fresca e rarefatta: tra una chiacchiera e l'altra siamo saliti fino a 500 m di altitudine, quasi il doppio rispetto a Pergola.
Indossati gli stivali portati da casa (a proposito di rare buone idee) ci incamminiamo verso la vigna percorrendo una strada laterale che costeggia il borgo: in alto fra le fronde degli alberi filtra un cielo inspiegabilmente terso, sotto i piedi un palmo di fango ci ricorda l'inverno inoltrato. In fondo alla mulattiera si apre la valle di fronte, ampia infinita sfumata da un tocco di caligine, impreziosita da quel gioiellino di Fratterosa incastonata fra le colline. Che vista si gode ogni giorno lo Skiants dalla sua vigna esposta a nord-est! 


Qui gran parte dell’Aleatico fu impiantato nel 1986. Una vigna di circa 4 ettari allevata a guyot bilaterale, molto suggestiva, casereccia, da sempre lavorata con estremo rispetto, dove i larghi filari sono sostenuti da vecchie coriacee traversine lignee prese dalla ferrovia. Che bello aver potuto rivivere la costruzione di questo splendido vigneto attraverso gli aneddoti nostalgici di Natale!
Scendendo verso valle si incontrano altri due importanti appezzamenti: un secondo impianto di Aleatico da selezione massale messo a dimora nel 2000 ed la vigna di Riesling del 2006. Quest'ultima è una vera e propria chicca, fortemente voluta per via della grande passione aziendale per il vitigno ed in qualche modo celebrativa del leggendario vino Tristo di Montesecco del compianto Massimo Schiavi. Vino prodotto a pochi chilometri da qui che, nell'uvaggio, comprendeva - tra gli altri - proprio il Riesling italico e che venne incensato persino da Luigi Veronelli, riscuotendo grande successo nazionale ed internazionale a cavallo degli anni '70.


Ma il prodigio di questo territorio continua anche sotto i nostri piedi, dove a pochi metri di profondità riposa quello che da queste parti è chiamato Bisciaro, una lastra di roccia calcarea di epoca Mesozoica che si manifesta di tanto in tanto affiorando in superficie con piccole formazioni stratificate di colore grigio. Sopra di esso la vigna affonda le sue radici in uno strato di terreno argillo-calcareo poco profondo e ricco di scheletro.

Eccolo il vero vino di terroir, intriso di bellezza, di profondi respiri, di una forza espressiva generata da un contesto irripetibile. 

LO SKIANTS

Finalmente arriva il momento di bere, l'occasione imperdibile di assaggiare lo Skiants proprio quassù dove nasce, di capire come tutto ciò che abbiamo visto si esprime poi nel bicchiere.
Apparecchiamo un banchetto scassato all'ombra (si fa per dire) di un fico, accomodandoci su panche realizzate con vecchi bancali. Vino, pane e salame. Un coltellaccio ed il lusso di un tagliere di legno. Un generoso anomalo Sole di gennaio. Fame e sete. Libertà. Cos'altro si potrebbe chiedere alla vita quando si ha tutto?


Lea e Mattia hanno pensato bene di portare - formalmente a scopo didattico - altri due vini dei quali Fattoria Villa Ligi è particolarmente orgogliosa: si tratta del Metodo Classico Emma Rossi, per comprendere appieno le potenzialità dell'Aleatico, e del Riesling Montis Vetuli, per il quale - come si diceva sopra - il terroir di Montevecchio risulta particolarmente vocato. Iniziamo proprio da queste due bottiglie. 

Cuvée Emma Rossi 2014 Spumante Rosè Brut Pergola doc - Metodo classico da uve Aleatico, 36 mesi sui lieviti. Gran bella idea di valorizzazione di vitigno e territorio, a mio modesto parere: uno spumante importante, perlage fine, bella freschezza e note di panificazione percepibili ma non invadenti. Si può dire sia rispettoso del varietale (che si presta molto a questa lavorazione), ma forse - se proprio devo fare un appunto - si potrebbe fare ancora qualcosa di più in questa direzione. Vedo Lea non pienamente convinta, c'è qualcosa che le frulla in testa. Da seguire con attenzione nelle prossime annate.

Montis Vetuli 2017 Marche Riesling igtMont Vieux scritto con l'Uniposca sul vetro, per l'occasione, visto che ancora doveva uscire in questa sua nuova versione: comunque già in grado di esprimersi con una certa padronanza di sé su belle note agrumate, l'inconfondibile mineralità, ed un buon bilanciamento fra morbidezza, freschezza e sapidità.


Ci si diverte, proprio come 4 amici al bar, ma senza tutta questa urgenza di cambiare il mondo. Non oggi, che diamine! In questo clima scanzonato ecco che fa la sua entrata in scena il protagonista della giornata: che skianto il nostro Skiants, definitivo vino da merenda, vino da compagnia per definizione. 
Due le annate - 2016 e 2018 (della complicata eppure ottima 2017 venne prodotta appena una barrique) - e tutto l'entusiasmo che una bottiglia così porta in tavola: si atteggia a vino importante con la borgognona ed il cappello rosso in ceralacca, porta sul retro un nero su bianco essenziale che sembra scritto a macchina e fa molto vin de garage, in etichetta fa sfoggio del proprio nome a caratteri cubitali, a suonare quasi come un'avvertenza. Skiants. Schianta! Bevi, non pensarci troppo su. E se il messaggio ancora non fosse arrivato, a corredo c'è il thumbs up che invita ad alzare il gomito. In realtà quello in etichetta è il pollicione di Lea, ferito pulendo la diraspatrice e poi fieramente esibito per giorni ben fasciato: tutto ok.
Ad un tratto, nel tentativo di darmi un tono, vìolo la sacralità del frangente ponendo domande inopportune del tipo: considerando che l'intero processo produttivo, dalla vigna alla bottiglia, è sostenibile, rispettoso, potremmo dire ""naturale", anche alla luce del successo che sta riscuotendo questa tipologia di vino sul mercato, perché lo Skiants non è certificato biologico? E ancora: visto quanto Fattoria Villa Ligi tenga alla denominazione e visto che lo Skiants rispetta tutti i parametri per rientrarci, come mai non esce come Pergola DOC?
La risposta di Lea è lapidaria: "lo Skiants è un vino pratico". In questa frase e nel tono intransigente di lei c'è l'essenza stessa di questa bottiglia, il senso con cui è concepita, il modo nel quale viene interpretata.
Lo Skiants è un vino pratico.
Ma veniamo alla degustazione.

Skiants 2018 Marche rosso igt - Adoro. Trovo che sia la perfetta sintesi delle annate precedenti, delle quali sublima i pregi: ha il succo, la ricchezza e l'incisività della '17, la pregiata leggiadria della '16. Bellissimo, ruba l'occhio col suo rosso brillante, di una purezza quasi pornografica. Fragrante, goloso, succulento. Il sorso è sapido e reattivo. Fa della bevibilità la sua dote prima, senza però far mancare la giusta dose di tannino ed di ciccia.

Skiants 2016 Marche rosso igt - Lo bevvi con grande piacere appena uscito: lo ricordo leggerissimo, quasi aereo, carezzevole. Lo ritrovo ora, sempre sé stesso, eppure diverso, più maturo, più complesso, capace di proporsi con più autorevolezza anche in abbinamenti più impegnativi. 

Se proprio dovessi scegliere, dico 2018 (e 2017) style: forse perché ci vedo dentro una luce abbagliante, una vivacità ed un'energia rare. Forse sbaglio, appunto perché ne faccio una questione di stile. E lo Skiants con lo stile c'entra poco o nulla: è un vino libero, autentico, che si lascia ispirare dall'annata. Senza forzature, come è giusto che sia. 


Ci sono dei vini che vengono studiati per anni, altri che nascono da un'intuizione geniale: lo Skiants appartiene proprio a questa seconda categoria. Cogliere l'attimo, questa è la sua vera cifra. Stare insieme, divertirsi, godere. Hakuna matata.

Lo Skiants è un vino fondamentalmente anarchico, eppure rappresenta un'interpretazione quando mai fedele ed autentica - benché originale ed innovativa - del territorio. Probabilmente (per quanto mi riguarda non ho dubbi a riguardo) la più riuscita. Ancora una volta mi accorgo che la voce che propone la migliore chiave di lettura parla una lingua lontana, un dialetto diverso, a dimostrazione che il terroir non è un concetto immobile, ma materia viva.
La realtà è che lo Skiants si pone lassù nella classifica generale dei rossi marchigiani, perché è contemporaneo, perché è puro, perché è fatto proprio bene. Perché riesce laddove tanti altri si fermano. Perché è buonissimo.


Sono letteralmente innamorato di questo vino e di tutta la bellezza che ha intorno e che l'ha generato. Nel frattempo, con difficoltà, ho imparato anche a non esserne (troppo) geloso, perché ho capito che nel farlo se ne tradisce quella disinteressata fiducia con cui si concede a chiunque, senza filtri e senza trucchi. Lo Skiants è sincero ed onesto come chi l'ha immaginato, il suo posto è dove si sta insieme, nello spirito della più pura convivialità e condivisione. Ci tornerà molto utile quando tutto questo finirà.

Indigeno Marchigiano

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