Pesaro Wine Festival 2019 - Fiera internazionale del vino d'artigianato

Cari indigeni l'inverno è volato, visto che roba? La primavera è scoccata con terrificante anticipo, segno lampante che qualcosa sta andando storto. Ma noi, frivoli e perituri, poco educati e voluttuosamente diseducativi, ne godiamo senza cilicio e senza troppe apprensioni. Dammi tre parole, sole, cuore, ormone. 
E quindi con grande nonscialanza siamo arrivati alle porte di Aprile, che per gli eno-appassionati marchigiani altro non significa che c'è da andare verso la costa, in direzione Pesaro. E' inutile negarlo, per noi mezzadri Pesaro risulta vagamente antipatica, con la Rossini, il tramonto sul mare e lo "Spris" al Moloco. Pesaro la Milano delle Marche, i pesaresi marchigiani imbruttiti.
Eppure con tutte le arie che si danno hanno finito per tirare su in pochi anni un gran bel baraccone, il Pesaro Wine Festival: locascion da urlo, fighissimi seminari curati dai migliori relatori su piazza (vedi Armando Castagno e Francesco Falcone), veri e propri miti del vino italico al fianco di emergenti produttori artigianali. Giù il cappello. Dimenticavo che l'evento è fiera-mercato, per cui portate qualche dindino per acquistare le chicche che avrete l'occasione di scoprire.


L’evento, nato da un'idea di Gianluca Galeazzi, è organizzato dall’Associazione culturale Pesaro Vino Cultura con il patrocinio del comune di Pesaro. Si terrà, come lo scorso anno, nell'esclusiva Villa Cattani Stuart, una delle dimore storiche più celebri della provincia di Pesaro e Urbino e delle Marche. 
Saranno presenti aziende vinicole nazionali e internazionali accuratamente selezionate secondo criteri di qualità, nei processi di produzione, il più possibile naturali, nella scelta delle materie prime rigorosamente coltivate nel territorio dove viene prodotto il vino.
Il Pesaro Wine Festival propone anche spettacoli, concerti e appuntamenti dedicati ad esperti e appassionati del settore.
Il festival si svolgerà nelle date del 29, 30 e 31 Marzo. Trovate qui il programma completo del Pesaro Wine Festival 2019.

Ci vediamo a Pesaro!
indigeno marchigiano
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Di seguito vi ripropongo qualche assaggio dell'edizione 2018.

Assaggi marchigiani

Fattoria Lucesole
Sapete bene che il Conero e tutto quello che ne fa parte è in piena armonia con l'Indigeno. Ho una particolare predilezione per il Nympha, Conero Riserva che fu, nella scorsa edizione, decisamente uno degli assaggi più convincenti. Alcole spinto, corpo bronzeo e tannino di velluto, esce quando è pronto, prendendosi tutto il tempo di cui necessita. Da oscar è la visciola, affinato in legno. M.M. si metteva a letto vestita di una goccia di Scantafavola. Etichette bellissime.

La Calcinara - Viticoltori nel Conero
Ho avuto l'occasione di conoscere Eleonora, sorella di Paolo, rispetto al quale non perde un colpo né in simpatia né in competenza. Mi piace sottolinearlo perché è un particolare non di poco conto, che si tratti di accoglienza in cantina o di relazioni da fiera. Tornando al vino, nuova etichetta per il Terra Calcinara, secondo me riuscitissima come il liquido che contiene. Rossi e rosati da sogno, che ve lo dico a fare. Ma il Clochard, il bianco più fico che abbia bevuto l'anno scorso, non solo si conferma ma si esalta siori: e allora vi dico che finora è il bianco annata '17 che ho trovato più in forma, di freschezza e sapidità sorprendenti. Daje!

Vigna della cava
"La semplicità è il risultato di un percorso, più che un inizio." (Mario Dondero)
Comincio così, citando una frase di un grande uomo che ha scelto ed amato le Marche. Frase che le Marche le racconta bene. Ettore Janni è un giovane vignaiolo (o un messia?) venuto a mostrarci che un altro Rosso Conero è possibile. Che il Montepulciano del capoluogo può essere anche Corniolo, semplice ma non sempliciotto, sobrio, disadorno, genuino. Contemporaneo, essenziale. Che il Montepulciano può essere anche Flò, donna, affusolata e sensuale, bella così, al naturale. Un mazzo di fiori delicati a centrotavola.


Maria Pia Castelli
Che vino la Stella Flora, "sempre lo stesso, sempre diverso" come cantava Guccini. Variabilità che attrae molto gli appassionati del genere. C'era in anteprima anche la '13, vino più estremo rispetto a questa '12, annata che l'Indigeno ha trovato eccezionale: colore meno carico, meno macerativo, naso di grande ricchezza aromatica, bocca leggerissimamente tannica e di una mineralità sontuosa. E' un guazzabuglio di vitigni (Pecorino, Passerina, Trebbiano e Malvasia di Candia) che - non l'avrei mai detto - formano un coro intonatissimo. Una stella davvero.

Cantina Sant'Isidoro
Tutto quello che ruota intorno alla Ribona ha un qualcosa di mistico, di poco certo. Cos'è, da dove viene, chi l'ha catapultata nelle marche maceratesi? boh...Addirittura le malelingue dicono venga tagliata quasi sempre col Verdicchio per fortificarla, "perché - fidati - la Ribona di struttura non ne ha proprio". E stic***i? Io ogni volta che l'ho bevuta, e forse nel caso della Paucis in particolare, ho trovato un vino dal sangue blu, nobile, di un'eleganza austera. Un vino che non si concede facilmente, ma al quale bisogna darsi completamente nel tentativo di comprenderlo: e questo è un messaggio sia per chi lo beve che per chi lo produce, perché le potenzialità sono luminose. Bellissimo. Molto ben bilanciato tra acidità e sapidità, un "osso". Non lo so. Un enigma indecifrabile, dal fascino irresistibile.

Domodimonti
Prima volta per l'Indigeno con Domodimonti, anche se la fama del loro Petit Verdot in purezza li precede. A ragione direi, il Passione e Visione è un grande vino marchigiano. Sì! L'ho detto! Un grande vino MARCHIGIANO, un P.V. marchigiano. Ottima struttura, speziatura raffinata, tannino sì deciso ma elegante, che tra qualche anno mi permetterà di utilizzare il tanto agognato aggettivo "setoso" tanta è la finezza percepita. Ho l'obbligo di menzionare anche il vino che mi ha colpito di più, inaspettatamente: LiCoste, Offida Pecorino, vino bianco che sfiora la barrique e ne ha in cambio le cose buone. Uno dei Pecorini più interessanti mai assaggiati, a mio modesto modestissimo parere, per intensità e persistenza, e per la voglia di riberlo al più presto.


Tenuta di Tavignano
Quando vai da Tavignano c'è sempre quell'aria un po' solenne da salotto aristocratico, che ti viene da aggiustare il colletto della camicia e ruotare il bicchiere in base all'emisfero in cui ti trovi. Misco superiore e riserva, con quell'etichetta damascata tutti pizzi e merletti, cavalli di razza pluripremiati, si confermano a livelli altissimi. Eppure fra tutte queste decorazioni la mia attenzione è attirata da un mostriciattolo, bottiglia cicciona e tappo a corona. Blasfemia! No! E' la nuova linea, giovanile e disimpegnata, ma non per questo lontana da ricerca e sperimentazione. Verdicchio con piccolo saldo di Malvasia, rifermentato in bottiglia, velato, croccante e sapido, divertente, come quasi tutti i Colfondo. I LOVE monsters!

Federico Mencaroni Vini
Tre Metodo Classico, due 100% Verdicchio e un Rosé. Mi rifiuto di parlare di "potenzialità" sulle bollicine marchigiane, specialmente quando siamo al cospetto del Verdicchio. Sapete cosa? Raddoppio! Il mio preferito è l'Apollonia. Brut Nature, sui lieviti per tanti tanti mesi. Ha le spalle larghe, struttura, mette in bella mostra il varietale, è quasi scorbutico nell'essere secco e acido e salato. Durezze da uomini veri (l'uomo "vero" non è quello da machismo fascista sia chiaro, ma alla Bianciardi, il babbo con la cacca puzzolente, "che soltanto un uomo fatto, con moglie e figliouli, può odorare così"). Un gran vino, come lo vuole l'Indigeno, ed anche il suo babbo.

Fattoria Nannì
Meno di un mese fa terroirMarche e Roberto Cantori annunciano il nuovo sodalizio. La settimana scorsa ad un evento due importanti enologi mi avvertono che in quel di Apiro c'è un giovane vignaiolo che fa "un solo vino, un vino della madonna". Al Pesaro Wine Festival questo vino, Origini, verdicchio dei castelli di Jesi classico superiore, biologico, viene eletto miglior vino. Annata 2017, la seconda vendemmia. Tanti indizi fanno la prova: un gran bel verdicchio, intenso e straordinariamente persistente, dal colore goloso. Uno di quei vini che ti fanno pensare ad un abbinamento, agli amici, ad un pranzo primaverile appena si potrà. Di Roberto mi sono piaciute tante cose, la sua passione, la calma, la pacatezza, l'età vicina alla mia. Una testa sulle spalle che sembrava un po' recitata. Non vedo l'ora di andarlo a trovare.


Assaggi forestieri


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