"STEFANO ANTONUCCI" 2012 Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Cl. Sup. - Santa Barbara
Meno banche, più vigne! Meno banchieri, più vignaioli! Meno soldi...fermi tutti! così usciremmo dal campo dei numeri naturali, con tutte le implicazioni del caso. Più vino sì, quello posso dirlo.
Non ho mai avuto un gran feeling con i vini di Stefano "Mossi" Antonucci, lo ammetto. Forse troppo convenzionali, ammiccanti, forse semplicemente troppo di successo per questo Indigeno radical chic ancora così attaccato ad una certa cultura mezzadrile. E immagino che proprio percependo questa mia indisposizione la sorella indigena, invigorita da anni di dispetti, fiutò il dolce profumo dello sgarbo: regalo di compleanno, primo agognato regalo a base vinosa, come da specifica richiesta. "Oh che sorpresa, non me lo aspettavo, un Verdicchio! (ammicco, ammicco) E proprio quello che non volevo! Come hai fatto ad indovinare?".
È un 2012 ma via, giù a riposare in cantina, che è Verdicchio e di tempo ce n'è.
Questo avveniva qualche compleanno fa, che appena mi stavo avvicinando al vino, e nel frattempo mia sorella troppe me ne ha regalate di bocce, meno vendicative certo, con le nostre strade e le vite lontane e i dispetti limitati alle feste.
Tanto per cominciare parliamo di un Verdicchio dei Castelli di Jesi affinato in legno (circa 12 mesi in barriques di rovere francese).
Almeno metà della goduria di sversare un Verdicchio con qualche anno sulle spalle per me rimane l'adorazione del colore prezioso, screziato d'oro ma ancora aggraziato, luminoso. E le mie attese indigene non vengono disattese.
Il naso è il frangente che mi convince meno di questa bottiglia: davvero molto molto intenso, quasi aromatico. Nel mezzo di tanta frutta gialla, tropicale, un bel pompelmo maturo, che adoro, poi altra frutta anche candita, e leggere note terziarie vanigliate. Spettacolare il sentore etereo di ceralacca che fa capolino a metà bevuta. Questa '12 mostra lineamenti particolarmente morbidi ed avvolgenti rispetto ad altre annate dove mineralità e freschezza definiscono meglio il carattere di questa tipologia di vino; eppure nonostante questo il sorso rimane - a suo modo - vivo e dinamico. Sicuramente una bocca di personalità, di grande corpo e lunga persistenza.
Sono felice di averlo stappato nel momento giusto: in questi sette anni è evoluto, sviluppando un carattere complesso ed incisivo, che altro tempo avrebbe solo potuto fiaccare. Che dire poi dell'abbinamento: la grigliata di mare, quella fatta bene, fatta sulla brace, vagamente affumicata, era la morte sua.
Ultima considerazione su questa bottiglia fosforescente nata "per scommessa" al fine di "uscire dagli schemi". Stefano Antonucci lo vedi sui social alle feste oltreoceano sulla luna, con gli occhiali da sole anche di notte il sorriso lungo smagliante ed una gran voglia di fare baldoria. Ha l'aria dell'eccentrico ed anche per questo, non vi nego, le parole scritte nella retroetichetta un po' mi intimidivano, facendomi pensare a chissà quale spremuta di legno: niente affatto, tutto è molto bene integrato, il passaggio in botte non dà affanno alla beva ma anzi conduce le percezioni ad orizzonti lontani. Più violino che cassapanca - insomma - per dirla alla moda di qualche maleducato. Un vino-violino.
Prezzo: circa 15€ in cantina
Prezzo: circa 15€ in cantina
CANTINA SANTA BARBARA di Stefano Antonucci
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Indirizzo: Borgo Mazzini 35, 60010 Barbara AN
e-mail: info@vinisantabarbara.it
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