#indigenogoesto Vallagarina - Eugenio Rosi

Esattamente un anno fa, con vardascia e sorella indigene al fianco, da veri pirati marchigiani, eravamo a far scorribande per la Vallagarina con appuntamento per la cena a Trento, premessa ad una serata di bagordi ai Mercatini di Natale, tra fiumi di vin brulè ed allucinazioni al Parampampoli.
E da buon pirata avvinazzato questo Indigeno più Spugna che capitano, prima di salpare, studia con attenzione la geografia dei luoghi da assaltare, cercando di incastrare qualche cantina interessante sulla via. La mappa del tesoro riporta una X rossa grande così nel centro di Calliano, piccolo paese a Nord di Rovereto: siamo vicinissimi, non possiamo lasciarcelo scappare. Eppure non saremo lì prima di sabato pomeriggio, sarà complicato trovare qualcuno in cantina. Decido di chiamare la sera prima e - tadaaan! - rispondono presente, sabato pomeriggio la cantina è aperta. Oh sì! Vista l'insperata buona sorte, e percependo in quella voce di donna una disponibilità rara, decido di giocarmi il tutto per tutto e sondo la possibilità di visitare una vigna, anche una sola, anche la più vicina, che mi permetta di vedere il vignaiolo immerso nel suo habitat e di cogliere l'essenza di questo legame. Di là, titubante, la voce mi fa "è complicato, vediamo". Ecco Indigeno, bravo, ti porgono una mano e tu pretendi un braccio, hai rovinato tutto.


Poi sono le tre di sabato pomeriggio e siamo a Calliano, sotto i portici solenni del quattrocentesco Palazzo Demartin, avanti al portone della cantina di Eugenio Rosi, viticoltore artigiano in Vallagarina. Ci accoglie la moglie Tamara, che con lui divide gioie e dolori di un mestiere che in certi momenti assume le fattezze di un atto di fede. Ci parla in tutta franchezza delle difficoltà di essere piccoli viticoltori artigianali in Trentino oggi, la scelta di lavorare con naturalità, tra il clima pazzo e la recente decisione dell'Ue sull'abbattimento dell'uso del rame, la conversione in bio di vigneti in affitto che oggi ce l'hai e domani chissà, un sistema economico regionale scriteriato e destinato ad implodere. E' dura ma non si molla un centimetro, spinti da passione ed ideali, volontà e amore. Eugenio non è ancora arrivato e Tamara ci propone di cominciare direttamente con la degustazione. Affascinati e coinvolti dai suoi discorsi siamo interamente nelle sue mani, ma "in che senso cominciare?". "Aspettate, ecco Eugenio" e dopo una frugale presentazione à la volée ci ritroviamo sul furgone bianco in slalom tra i vicoli di Calliano in direzione Rovereto. Sono passate le quattro ed il sole già comincia a sbadigliare, stiamo andando per vigne e quasi non ce ne siamo accorti.
Così di primo acchito Eugenio appare un uomo - ecco - non direi diffidente, ma cauto, certamente non espansivo. Sicuramente trentino: ha un guscio bello duro intorno a sé, ed io non sono bravo a scalfirlo; un indigeno talmente eccitato dentro da riuscire a non esibire la minima esuberanza, ma anzi rivelando un contegno inconsueto quanto decisamente poco comunicativo. La prima fermata è dal benzinaio, e non si può assolutamente omettere perché è proprio qui, fermi alla stazione di rifornimento, che comprendo una buona parte della levatura di quest'uomo: siamo fermi da oramai qualche minuto in una situazione di leggero imbarazzo, o di riserbo, non saprei dirvi, comunque in quello che può dirsi uno stallo alla messicana. Ed è a questo punto che Eugenio decide di fare la prima mossa, con una domanda spiazzante, epica, risolutiva: "chi siete? sì, insomma, cosa c'entrate col vino?". Oh ca**o, ce lo chiede solo ora? Sapete, il tono spassionato di quella domanda non lo dimenticherò mai, come una folata di vento gelido mattutino che ti sveglia dal torpore e spazza via le nubi di dubbi che ti tenevano in bilico. Rispondo che sono un appassionato, ogni tanto scrivo, che sono a corto di soldi e pure di follower. Sul sedile posteriore sorella e vardascia non riescono a dissimulare dinanzi all'infinita lealtà di quest'uomo: sono lì un po' per sbaglio un po' per affetto, ma col vino non hanno proprio nulla a che vedere.

A SPASSO PER VIGNE IN VALLAGARINA

Abbiamo fatto il pieno di gasolio e di fiducia reciproca, e ripartiamo con rinnovata disinvoltura nel cuore per vedere le vigne dell'azienda. Sembra facile vero? In realtà Eugenio coltiva una serie di piccoli appezzamenti (la maggior parte dei quali in affitto) sparsi qua e là per la Vallagarina, dalla piana dell'Adige fino ai quasi 800 metri di altitudine del vigneto di Chardonnay in Vallarsa. La prima tappa è in centro a Rovereto. Stop! Ma Indigeno, avevi detto che si andava per vigne… Ebbene sì, Eugenio cura la sua vigna sperimentale di Cabernet Franc nel cortile privato di Villa de Eccher, storica residenza cittadina: suolo prevalentemente sabbioso ed allevamento a guyot per quello che è un vero e proprio laboratorio a cielo aperto dove vengono sperimentate le pratiche agronomiche e biodinamiche prima di portarle negli altri vigneti. Una specie di giardino segreto decisamente suggestivo, un luogo senza tempo incastonato in città e protetto da alte mura di pietra.

Cancello del parco di Villa De Eccher, a Rovereto: foto presa da Google StreetView, perché la prontezza cedette all'incanto.
Da qui continuiamo per Viale Trento fino alla fontana di Piazza Rosmini nel cuore della città, ci infiliamo in un vicolo che fiancheggia Palazzo del Ben e dopo tre curve siamo già in piena campagna, salendo in direzione delle vigne terrazzate di Pinot Bianco e Nosiola, in località Costa di Noriglio. Parcheggiamo il furgone in una piazzola e ci avventuriamo per un sentiero scosceso che si inerpica su nel bosco: è quasi notte ma siamo volenterosi ed affascinati da questo ambiente incontaminato dove la traccia dell'uomo si palesa negli antichi immortali muretti a secco che sorreggono il versante. Giungiamo alla "Vigna delle cinque terrazze", dove le piccole piante di Nosiola  si contendono un fazzoletto di questo terreno povero a matrice limo-calcarea. Eugenio le sottopone ad un'educazione "spartana" senza acqua e concime affinché crescano forti e resistenti.
Ci godiamo per qualche minuto l'aria fresca ed una vista mozzafiato sulla valle e ci rimettiamo in viaggio, in picchiata di nuovo verso Rovereto.

Tramonto dalla vigna di Nosiola a Noriglio
In zona Monte Pipel facciamo una breve sosta nella vigna di Cabernet Sauvignon e Merlot dove tutto iniziò e da cui prende vita l'Esegesi e poi, sulla via di ritorno per Calliano, in località Ziresi, proprio in prossimità dell'antica fornace di famiglia giriamo a destra e ci addentriamo tra i vigneti a pergola tra i quali sorge la vigna dove Eugenio ha cambiato la storia del suo Marzemino, il Poiema. Qui si trovano terreni argillosi di origine alluvionale (poco lontano si trovava una cava di argilla, da cui le fornaci lungo la strada) molto vocati per il Marzemino, uva delicata sensibile ai capricci del tempo, già difficile da portare a completa maturazione e complicata dal problema dell'allevamento a pergola. Ma fare vini di territorio non significa seguire pedissequamente le tradizioni ed infatti Eugenio comincia la sua ricerca di un Marzemino old school proprio a partire dalla conduzione agronomica, rinunciando alla pergola e reinterpretando le poche rimaste in modo da poter illuminare i grappoli. 

La vigna dell'Esegesi in zona Monte Pipel e la famosa pergola rivisitata di Marzemino in località Ziresi

IN CANTINA: VINO, OSPITALITA', ALTRUISMO

Tornati in cantina mi accingo a comunicare con la morte nel cuore ad Eugenio che siamo in ritardo e dovremo andarcene senza poter degustare i vini, non senza portare via qualche bottiglia, così alla cieca, che la giornata di esplorazioni mi è stata sufficiente per immaginare cosa troverò nel bicchiere. Ma come un lampo a ciel sereno che mi sveglia da un incubo orrendo vengo interrotto dalla sorella indigena che mi fa notare che il tempo ci è favorevole, che ho letto male l'ora, che sono troppo coinvolto. Ah come ci riduce l'amore… Ottimo! Eugenio ci fa strada giù per la scala erta che porta in cantina, dove ci aspetta Tamara con vino e salami e formaggi e pane ed una buona dose di simpatia, cioè tutto ciò che serve per stare bene assieme. Si aggiunge anche un amico loro per un bicchiere in compagnia, e percepisco quella convivialità d'altri tempi di cui sono avido, alla faccia della finzione da sabato sera spritz alla mano.


Ora non aspettatevi grandi note di degustazione riguardo ai vini, che non le so e non me le ricordo e non c'era tempo per elaborarle perché il tempo era fitto di parole e pensieri e umanità. Dei vini mi rimangono perlopiù delle sensazioni, spesso indelebili, e qualche spiegazione di Eugenio, di quelle che sovrabbondano nel web ma che è giusto ricordare perché sono di fondamentale importanza nell'economia del discorso.

"ANYSOS" 2015 Vallagarina Bianco igt
Anysos significa "disuguale", in quanto Eugenio è stato il primo in Trentino a riproporre la macerazione sulle bucce, pratica di utilizzo comune in passato. Blend di Nosiola, Pinot Bianco e Chardonnay (rispettivamente 50, 30 e 20%), fermenta spontaneamente sulle bucce ed affina in legno. La macerazione, utilizzata con grande sensibilità per non diventare omologante, serve ad Eugenio per tirare fuori tutto il carattere dei suoi vigneti e restituire un vino autentico e dalla forte personalità. Ne ricordo la struttura, la persistenza, la mineralità, il sale.


"RIFLESSO ROSI" 2017 Vallagarina Rosato igt
Rosato da uve Cabernet e Merlot con piccolo saldo di Marzemino, breve macerazione e successiva aggiunta delle vinacce dell'Anysos per stabilizzarne il colore. Ma perché il tappo a corona? Eugenio risponde che è un vino pensato per essere bevuto, bevuto in fretta, a merenda, sì, un vino da merenda, da stappare con l'accendino, col manico della forchetta e all'occorrenza pure coi denti. Un rosato decisamente non banale, succoso e golosissimo.


"POIEMA" 2015 e 2010 Vallagarina Rosso igt
Il Marzemino: Eugenio ci ha lavorato per anni, alla ricerca delle origini di quel vino di cui parlavano suo padre e su nonno. Un'applicazione a tutto tondo in vigna, sull'uva, nelle tecniche di vinificazione ed affinamento. Il Poiema per me è una specie di trattato sul Marzemino, quindi lo illustrerò come Le Corbusier fece con l'architettura moderna, in 5 punti:
   1. reinterpretazione della pergola nei vecchi impianti;
   2. abbandono della pergola nei nuovi impianti;
   3. appassimento di un 30/40% delle uve come prolungamento della maturazione;
   4. fermentazione spontanea;
   5. ritorno dell'affinamento in legno: rovere e legni locali come ciliegio e castagno.
Il Poiema è carnoso ed avvolgente, levigato, con un frutto esplosivo e rimandi speziati, profuma di bosco e sa di Trentino.
Vi lascio un piccolo bonus track in fondo all'articolo.

"14quindici16" Vallagarina igt Cabernet Franc
Cabernet Franc lavorato con metodo solera: tre annate che interagiscono insieme, dove il vino nuovo ricco di lieviti porta nuova vita nel liquido a riposo, oltre ad avere un effetto antiossidante.
Ho il ricordo nitidissimo di un vino in equilibrio assoluto. Una forma perfetta, proporzionata e simmetrica. Bellissimo.


"ESEGESI" 2014 Vallagarina rosso igt
Il primo vino prodotto da Eugenio in proprio: da Cabernet Sauvignon e Merlot, vitigni internazionali che per la zona di Rovereto possono considerarsi oramai storici, anche perché non ha senso coltivare il Marzemino fuori dai terreni vocati. Vino tutt'altro che opulento, gioca sull'armonia, sull'equilibrio, sul frutto, senza lesinare in complessità. Un taglio bordolese di grande beva, come non se ne trovano in giro.


"DORON" Vino di uve stramature Rosso Dolce
Marzemino appassito in cassette, produzione esigua. Marmellata di frutti di bosco, cioccolato, frutta secca, note mentolate. Che dire, un'invenzione. Eugenio è un genio.




C'è un filo conduttore facilmente percepibile che unisce tutti i vini di casa Rosi, dal bianco ai rossi fino al vino dolce: vini di grande finezza e dal carattere peculiare, eleganti e composti senza disdegnare una vocazione alla schiettezza, all'autenticità. Vini carichi di identità territoriale, vini di montagna, vini sostanziosi di vellutata pienezza. Ogni suo vino ha dietro profonde riflessioni, ogni suo vino è interpretazione (esegesi).

PASSA IL FAVORE

Ho scritto tutto o quasi, per filo e per segno o quasi. Una giornata estremamente intensa che porto dentro, impressa indelebilmente sul mio indigeno "Pensiero sul vino". D'altronde quando incontri vignaioli come Eugenio e Tamara Rosi riesci a comprendere tante dinamiche nascoste, il valore di una bottiglia, il gusto di un vino, il significato del Vino. Capisci la sua scelta di vita, la decisione di dire basta al vino industriale, l'urgenza di perseguire la strada dell'artigianalità.
Una cantina aperta la loro, alle visite ed al confronto, aperta agli appassionati ed agli amici, un luogo di scambio. Ora capisco i tempi di quella domanda, ora capisco il significato della scritta che campeggia su quella lavagna in cantina. Passa il favore.

BONUS TRACK

Trascrizione di una video-intervista ad Eugenio Rosi del canale YouTube Portobeseno, registrata quasi in dialetto e di una autenticità spiazzante. Dice molto, moltissimo.
Capitolo - Il mio Marzemino
Portavo a casa i miei marzemini pensando di aver fatto chissà che.
Mio padre mi diceva "non è come quello di una volta".
E io: "spiegami come erano quelli di una volta".
Non erano così, erano vini che duravano, mi raccontava che se c’era qualcuno che stava male andava da mio nonno a chiedergli un doppione di Marzemino, però diceva “se gli do questo muore” [ride].
Non ci siamo, non ci siamo.
Bisogna pensare qualcosa di diverso, allora ho provato a ragionarlo da un punto di vista tecnico. Qual è il problema di questa uva? E allora praticamente sono arrivato alla conclusione - che è un po' diversa da quella che mi avevano inculcato a scuola - che il problema del Marzemino è che noi non riuscivamo a vendemmiare questa uva a completa maturazione, un po' per le condizioni che cambiavano, un po' per gli impianti che si sviluppavano, perdendo anche tantissimo patrimonio genetico...
Allora, dicevamo: questa uva non è matura. Quindi ho pensato come fare ad avere questa uva più matura, perché io sono convinto che se tu hai l'uva matura te la vinifichi come vuoi te, e quindi puoi anche interpretare. Quindi avremo Marzemini diversi, che devono avere caratteristiche di riconoscibilità, ma che non possono essere tutti uguali. 



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