Mirum 2015 Verdicchio di Matelica docg Riserva - Monacesca

Post breve ma intenso. Cosa vogliamo dirgli a questa bottiglia? Tante belle cose, per quanto mi riguarda: un grande Verdicchio, un grande vino marchigiano, un grande vino italiano. Ma per non scadere in altrettanto scadenti campanilismi, oserei un eloquente Grande vino (punto).

Eppure, come tutte le grandi personalità, il Mirum non è privo di detrattori: vino stanco, vino quasi soffocante, dall'acidità smarrata e con quella surmaturazione obsoleta. Vino seduto.


Devo dire che la prima impressione, con quel color oro così carico (da certe angolazioni) e la consistenza quasi oleosa, sembrava confermare queste maldicenze. Ma poi il naso così intenso e complesso - dolce di frutta matura e miele, fresco di fiori bianchi ed agrumi, cui si aggiungono salvia ed una nota quasi affumicata - e quel sorso sapido, rotondo, avvolgente e dannatamente lungo, scacciano tutti i dubbi in un sol colpo. Vino tutt'altro che greve, di certo alleggerito da una vena di freschezza che unita alle note seducenti elargisce una grande piacevolezza, una finezza che lo rende prezioso. Colpisce la mineralità dirompente, che rimanda all'istante alla nuda roccia affiorante che si scorge sulla punta del San Vicino da Contrada Monacesca.


Un Matelica unico, di grande fascino e carisma. Altro che vino seduto, io lo chiamo Toro seduto. E voi state al vostro posto, visi - ehm vini - pallidi.

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