Camurena '19: prove tecniche di Ribona riserva

Quando in estate Andrea Saputi mi invitò ad assaggiare la loro nuova Ribona, la "futura riserva", - devo ammetterlo - non ero del tutto convinto. Ma solo perché so che il vitigno in questione è davvero un'anima pura, ed in quanto tale va trattato con i guanti bianchi, con estrema gentilezza e rispetto, al fine di preservarne l'innato candore. Mentre l'epiteto Riserva, sovente, non è altro che un gioco di legni o surmaturazioni, di "grane" o macerazioni, che se mal gestite si trasformano in forzature o comunque in pratiche troppo invasive, quasi morbose.
Ovviamente l'Indigeno è andato di corsa, tanto per la curiosità quanto per una certa voglia di smentirsi (lieve tensione autolesionista?). E poi avete presente quanto sono belli quei posti là?


Conoscevo, di fama, Leonardo Saputi, che seguo con gusto menare violenti fendenti di sapienza agronomica ed enologica a viticoltori improvvisati o poco avveduti su alcuni gruppetti social a tema. Non conoscevo affatto, invece, il fratello Andrea, che ha una faccia giovanissima ed una certa voglia di spaccare il mondo. Almeno quello della Ribona, intanto, poi si vedrà. Di certo le complicazioni burocratiche non possono andare a genio a gente così, per cui - complice l'annata buona - si è deciso di non attendere oltre per dare vita al nuovo vino, Camurena 2019, Ribona nata per fissare un po' più in alto l'asticella. Nata per essere una Riserva, ma nell'accezione positiva del termine, una volta che il disciplinare si sarà finalmente adeguato, a partire dal 2022.

Le uve, dopo la criomacerazione, subiscono una pigiatura ultra soffice, per poi fermentare a bassissima temperatura. Successivamente il vino affina sui lieviti in cemento per 8 mesi, cui seguono 5 mesi in acciaio e 4 in bottiglia. Ecco il tipo di lavorazione "gentile" che auspicavo, peraltro vero marchio di fabbrica dell'azienda.
Giallo leggermente più intenso rispetto alla sorella minore, della quale ho parlato nel post precedente. Profumi agrumati ai quali si affianca anche un frutto più dolce, tropicale, ed un intero giardino di erbe aromatiche come origano, rosmarino, salvia, oltre all'inconfondibile vena minerale. Anche in questo vino si avverte quella freschezza balsamica e mentolata che caratterizza i bianchi di casa Saputi. Sorso di grande armonia, morbido, con sapidità e freschezza mai invadenti ma pronte a bilanciare la componente alcolica. Camurena è già compiuto, in grado di regalare un bevuta appagante e di grande classe, ma sono certo che potrà regalare grandi gioie sapendolo aspettare ancora un po'.


È stato decisivo assaggiarla vicino alla "Ribona R" 2020, ovvero la versione - per così dire - base: fortunatamente ci assomiglia parecchio, a dimostrazione di un'interpretazione coerente e rispettosa, eppure risulta più profonda, più stratificata, come se ogni sorso lanciasse un eco più lontana. Come se quella stessa luce chiara emanata dalla prima, in quest'altra, fosse passata attraverso un prisma.
Prove tecniche di Ribona riserva riuscite, direi.



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