Mercato FIVI 2022: fine di un'era?
Partiamo dai contro di questa 11^ edizione del Mercato dei vini dei Vignaioli Indipendenti: spazio poco, sia dentro che fuori e persino (anzi soprattutto) al parcheggio; fila tanta, sia all'ingresso che ai banchi (ai cessi si stava tranquilli però); carrelli esauriti ad un'ora dall'apertura, mai successo. Si stava stretti davvero, questa volta, nonostante il grande sforzo dell'organizzazione nel manovrare hangar come fossero le figurine di un tetris. Ah, quasi dimenticavo, i prezzi: il fatto che si siano alzati (a differenza del mio stipendio) è cosa nota e pure mezza digerita oramai, viste le sfavorevoli congiunture astrali. Però il rincaro-fiera no, non l'avevo considerato...
Fortunatamente, come di consueto, gli argomenti positivi del Mercato battono qualsiasi avversità, se non per numero certamente per peso. Quindi: qualità media dei vini alta e livelli di empatia inarrivabili fra avventori e vignaioli, fra vignaioli e vignaioli, fra avventori ed altri avventori, un po' fra chiunque. La magia del vino. Quasi dimenticavo, di nuovo, i prezzi: per quanto riguardo il summenzionato odioso rincaro-fiera, per fortuna qualche ultimo romantico ha tenuto duro.
Ma veniamo agli assaggi, al vino, ai vignaioli, al motivo per cui ogni anno ci affanniamo in questa corsa disperata fra i corridoi di un capannone grigio a Piacenza Est.
ASSAGGI ROSSI
Troppo semplice andare a pescare in Toscana o Piemonte, l'Indigeno preferisce l'avventura, in cerca di un'esperienza piccola ma soddisfacente. E se poi fosse stupefacente - beh - che ve lo dico a fare.
Il Veneto, ad esempio, è terra di grandi grandissimi rossi che però, me tapino, proprio non riescono a scaldarmi il cuore. Eppure a due passi dalla mai amata Valpolicella c'è Bardolino, denominazione bistrattata che però, coccolata dalla Valdadige e dal Garda, cela delle potenzialità inattese, soprattutto nelle mani di Matilde Poggi (Le Fraghe) che a Cavaion Veronese produce dei vini di eccezionale finezza e, nel caso del "Brol Grande", punta di diamante dell'azienda, meravigliosa profondità. Naso floreale, di ciliegia, spezie ed echi balsamici, assolutamente elegante al sorso, e sorprendentemente strutturato. Certamente più di quanto non sembri, quel che basta per farne un vino di rango.
Ma il Mercato, come momento di accrescimento, ti concede anche l'errore e poi la sorpresa: succede che fra le centinaia di stand giungi per caso ad una Valpolicella diversa da quella che conoscevi, antica e nuova insieme. Qui Pier Paolo Antolini, che fa vino a Marano di Valpolicella, mi stupisce con il suo Classico Superiore "Persegà", che è tradizione e territorio, conoscenza e visione, un vino intenso e profumato, amico della tavola, senza rinunciare ad un solo centimetro di dignità. Cantina top.
Fra le regioni prettamente rossiste che non godono di una buona nomea come non citare la Puglia. Eppure anche là c'è fermento e qualità. Mi viene da pensare, ad esempio, a Marco Ludovico, giovane vignaiolo in Terra delle Gravine che negli ultimi anni ha stupito con dei vini ragionati e modernissimi. Questa volta ho voluto riassaggiare, dopo diversi anni, i grandi rossi di Gianfranco Fino, vero e proprio luminare dell'enologia pugliese: vini straordinari il Primitivo "Es" ed il Negramaro "Jo", in grado di mescolare alla perfezione tradizione ed innovazione, potenza, concentrazione, equilibrio, in un crescendo continuo di complessità ed eleganza. Esperienze sensoriali uniche in grado di confrontarsi senza nessun imbarazzo con i migliori. A dire la verità al banco d'assaggio di Antica Enotria di Cerignola (FG) ero andato per il loro buonissimo rosato "Contessa Staffa", ma fra le varie bottiglie ce n'era una di livello superiore: si tratta del Nero di Troia "Il Sale della Terra", un semplice IGT, nobilitato da un lungo affinamento fra botte grande e bottiglia, speziato, evoluto, poderoso in bocca, dal carattere austero (alias interessante).
Tre ulteriori menzioni veloci veloci: l'Alto Piemonte super artigianale dei fratelli Francesco e Mattia Quarna, nuovo di zecca e fatto di vigne ed idee ben definite, il St. Magdalener 2020 Classico di Pitsch Am Bach, goloso e piacevolissimo con quel finale ammardorlato, ed il Merlot "No Land Vineyard" di Moreno Ferlat, un vino succoso, in qualche modo incredibilmente rinfrescante, frutto di una mano "giovane" che personalmente adoro. E' stato complicato, lo ammetto, scegliere una bottiglia in particolare fra le sue.
Infine un vino sublime, di quelli che sanno mostrarsi - anche a chi non vede, - in tutta la loro grandezza, profondità, verità; Giovanna Maccario me l'aveva già detto per messaggio, "è venuto un grande vino". Il Dolceacqua "Posaù" 2021 di Maccario-Dringenberg è il MIGLIOR ROSSO del Mercato FIVI 2022.
ASSAGGI BIANCHI
Sui bianchi si sa, questo Indigeno (da convinto verdicchista) è esigente, financo schizzinoso. Il mio naso cerca riconoscibilità e carattere, la bocca cremosità e sapore, ma la testa - quella - mi chiede uno sforzo di sensibilità.
Voglio partire da una cantina salita alla ribalta grazie al Vermentino, vitigno che 98 volte su 100 letteralmente aborro. Ma Ivan Giuliani di Terenzuola sa - eccome se lo sa - il fatto suo, coltivando ed esplorando territori e viticolture che vanno dai Colli di Luni alle colline del Candia fino alle Cinqueterre. Ci è voluto pochissimo a sfatare i miei fragili miti cartacei col "Fosso di Corsano" 2021 nel bicchiere, Vermentino Colli di Luni doc di alta collina, bianco di grande stoffa impreziosita da una mineralità strabordante. Ma la scena era tutta del "Permano", vino prodotto ai piedi delle Alpi Apuane da un vigneto ultracentenario, terrazzato con vista Tirreno, densità dell'impianto di 11000 ceppi per ha, coimpiantato con decine di vitigni (a maggioranza Vermentino e Trebbiano). Serve davvero sapere altro? Macerazione fermentativa ed affinamento in coppi di ceramica da 10 hl sono solamente ulteriori passaggi di processo volto a restituire un liquido quanto più identitario possibile, in equilibrio, amato e capace di farsi amare.
L'innamoramento di novembre 2022 è uno ed uno soltanto: la Falanghina dei Campi Flegrei. Ne ho assaggiate due versioni molto differenti fra loro ma ugualmente eccelse: "Cruna del Lago" 2021 de La Sibilla, minerale, fresco e iodato, giocato su una grande eleganza espressiva, e la "Vigna del Canneto" 2012 di Cantine dell'Averno, dove la lavorazione in legno ed il lungo (-issimo) affinamento in bottiglia, sposati ai suoli di origine vulcanica affacciati sul lago d'Averno, conducono questo vino verso orizzonti imprevedibili ed imaginifici.
Fra i vari assaggi come non citare le Malvasie di Francesco Fenech, dall'Isola di Salina, vini solari e marini, vulcanici, mediterranei. Che siano secche o dolci non fa differenza: sanno di limoni, di sale e di zolfo, sanno di quello che sono. E poi l'assaggio volante della clamorosa Albana "GioJa" 2016 di Jacopo Giovannini, che con qualche anno di bottiglia ha perso muscoli tendendo ad una finezza sorprendente e guadagnando in espressività. Se ci fosse ancora da sottolinearlo: ottimo vitigno, grande vino.
Iniziamo dalla vignaiuola stavolta: Silvia è una persona molto molto divertente, per cui posizionarsi di fronte al suo banco è un piacere, un diversivo per scambiare qualche battuta e tante risate. Poi però quando te ne vai ricordi i vini, garantito. Ma basta con le smancerie: la Malvasia Puntinata "Gallieno" 2021 di Riserva della Cascina è il MIGLIOR BIANCO del Mercato FIVI 2022. Profilo aromatico finissimo con fiori di campo, pompelmo, spezie e gesso; sorso oggi semplice ma piacevolissimo, un domani invece sarà da ragionarci sopra, e parecchio. Ma ci sarà tempo, tranquilli.
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