Report Cantine Aperte 2024 - Bianchello del Metauro edition
Enoturismo. Il vino è sempre ok, ma con l'indigena di voleva vedere qualcosa in più quest'anno. Ed i paesaggi in questa regione difficilmente tradiscono, si sa. Per cui, se si volesse vedere - chessò - qualche architettura particolarmente curata, storica o contemporanea, rurale o signorile che sia, dove si potrebbe andare? Ovviamente dove ci stanno i soldi, che domande! E dove c'hanno i soldi? Al Nord! Di solito al Nord di qualsivoglia cosa, che sia Europa, Italia, o anche semplicemente Marche. E che vino fanno nel Nord più prossimo a queste zone? Il Bianchello del Metauro.
Ma che nome geniale è? Bianchèllo del Metauro. Bianchéllo del Metauro. Bianchəllo del Metauro. Non so nemmeno come si scrive la sillaba "che", ma la pronuncia posso sentirla anche solo avvicinando la bottiglia vuota all'orecchio, lo schiocco della lingua infilata di punta appena sotto gli incisivi, lo strattone delle guance verso l'esterno veloce come un battito di ciglia, e pure la convinzione estrema di chi lo dice, tipica di quelle genti là. Anche solo a sentirlo nominare la mia mente vola ad un calice gelato, al pesce azzurro cucinato semplice, ad un tramonto al Moloco.
Qualche considerazione generale sui vini
Come il pesce buono, anche il Biancame va cucinato semplice. In generale lo preferisco in versione fresca, ma nemmeno immediatissima, tant'è vero che i migliori esemplari sono spesso i Superiori, che con pochi accorgimenti (rese per ettaro ridotte, maturazioni adeguate, affinamento protratto anche solo per qualche mese in più) danno luogo a vini davvero interessanti, soprattutto alla prova di bocca. Perentoria bocciatura per l'uso del legno, poco sensate le sovramaturazioni, rimandato a data da destinarsi un parere riguardo la macerazione sulle bucce. Less is more, come dice Luca Van der Avenanti.
Qualche assaggio di Aleatico di Pergola, che qualcuno presentava come se si trattasse di un vino-vitigno alieno: se non ha senso tu lo faccia perché c***o lo fai?
Sangiovesi pesaresi qua e là, a volte in blend senza alcun motivo logico, a volte fatti senza voglia giusto per farli, a volte caricati come vent'anni fa. Però ti devo dire, ti devo dire, in due casi sono state soddisfazioni.
Qualche considerazione sulla manifestazione
Ormai nemmeno Cantine aperte crede in Cantine aperte, o perlomeno nel fatto che possa servire a promuovere e fare conoscere i vini ai partecipanti, massa di beoni in cerca di una sbronza a pochi euro. Quindi le cantine si sono attrezzate o mettendo pochi vini in assaggio o con i classici 2-3 ticket per limitare l'orda etilica. C'era una cantina che ha persino pensato bene di mettere in degustazione sistematicamente solo vini non rappresentativi del territorio, e quindi probabilmente invenduti; giusto eh, però che p***e, un viaggio a vuoto. E poi c'è che chi lavora per Cantine aperte ha talmente poca stima dell'avventore medio di Cantine aperte che già vederlo impugnare un calice in modo corretto, rotearlo con una certa qual tecnica non ne parliamo, chiedere o addirittura asserire cose intelligenti sul vino in questione boom, vede la luce, sulla quale si staglia in contrasto la beata silhouette di Robert Parker (ho assistito con i miei occhi). Eppure l'atmosfera è sempre figa, la gente ha voglia, ed avere una (o più) scuse per farsi un giro fra le colline traina anche i più pigri. Dai ragazzi, troviamo un compromesso.
Le cantine
Cantina Cignano, Fossombrone (PU) - Degustazione interessante, in quanto è stata proposta una vecchia annata di Bianchello del Metauro doc Superiore "San Leone" 2018 in versione magnum, peraltro disponibile in vendita. Raro caso di Bianchello non deturpato dall'affinamento in legno (in percentuale estremamente marginale, infatti): nella versione giovane presenta una certa freschezza ed eleganza, mentre il tempo gli dona interessanti note terziarie ed un certo inatteso spessore.
Cantina Terracruda, Fratterosa (PU) - Avevo parlato di recente del nuovo "Campodarchi" 2022, grande versione di Bianchello Superiore, alleggerito rispetto al passato, ma cesellato e profondo. Mi sono quindi buttato su altro. Ora, non è detto che fare un vino semplice sia semplice; d'altro canto non penso sia così difficile sbagliare un vino semplice con l'Aleatico di Pergola. Eppure, di tanti assaggiati, nessuno come "la Vettina" riesce a mostrarsi nel suo lato più intransigentemente primaverile: sparato su fiori e frutta rossi scarlatto, assolutamente privo di tannino, fresco al naso, freschissimo al sorso. Coerente e bellissima.
Claudio Morelli, Fano (PU) - Se volessi parlare di architettura - beh - qui cascherei male. Se invece discutiamo di ospitalità, qualità ed approccio allora si vince a mani basse: degustazione libera, di tutti i vini disponibili, e pure tavolo con stuzzicherei. Per Claudio Morelli è tutto così dannatamente ovvio: che senso avrebbe produrre un Bianchello a 100 metri dal mare ed un altro a Fratte Rosa senza preoccuparsi di farli conoscere, di confrontarli fra loro, di dissertarne abbondantemente? Bianchelli Superiori "Vigna delle Terrazze" e "Borgo Torre": vini figli del proprio terroir, vini dal buon potenziale evolutivo che aiuterà a capirli ancora meglio col tempo. Gemello diversi, Bianchelli a modo loro. Però, attenzione, qui la boccia clamorosa era rossa! Il Sangiovese Colli Pesaresi doc "Sant'Andrea in Villis" 2018 è quel vino con cui tra qualche anno, alla cieca, mi toglierò discrete soddisfazioni con gli amici. Da provare.
Cantina Bruscia, San Costanzo (PU) - Impagabile l'happy hour da Bruscia: qui ogni gesto sembrava un gesto di festa, tra musica e balli, in un turbinio di calici. Spirito giustissimo, ticket in questo caso giustificatissimi! Il miglior assaggio, come spesso accade, non era del vino acclamato dalla critica ma di un gregario: il Superiore "Mo Leone", uno dei Bianchello migliori di giornata. A modo suo intenso (per quanto un Trebbiano possa dirsi così...) e ricco di sapore, lavorato con sobrietà nel totale rispetto del varietale. Ottimo.
Guerrieri, Terre Roveresche (PU) - Dall'happy hour al Gran Ballo, in un luogo da fiaba, letteralmente. Bellissima la barriccaia, dalla quale si gode di una vista mozzafiato al tramonto; eppure è proprio tutto questo legno che mi rende diversi vini dell'azienda un po' ostici. Poi ecco l'eccezione che conferma la regola, ovvero il Sangiovese Riserva "Galileo": frutto croccante, grande spinta, teso come una lama, piuttosto in controtendenza con il resto dei prodotti. Gran bella bevuta.
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