Assisi ViniVeri 2020 - Un appuntamento sacrosanto
#porcamadoro! Mi direte che non è propriamente il modo migliore per aprire un articoletto
semi-ufficiale dove si parlerà dell'evento organizzato da un celebre e stimato
consorzio di vignaioli naturali. Evento che per di più si tiene ad Assisi, terra natìa di San Francesco con tutti gli animali al seguito. Però #porcamadoro! Per una volta che prendi un giorno di ferie, raduni amici ed aspettative, consideri l'idea che potrà essere una gran giornata, una
gran festa colma di vino e di vita, e poi...boom! Prendi una buca, rompi il servosterzo. Un
classico senza tempo. Il budget per qualche bella boccia da portare a
casa lo consegni al meccanico in un cartone da 6, la degustazione la rimandi alle 17.
Da tre anni ormai, dal primo evento umbro, ringrazio ViniVeri per aver
portato la loro magica manifestazione vicino casa, nella desolazione di
questo centritalia un po' dimenticato a se stesso. Ma diavolo le
superstrade umbre hanno un gran problema: la corsia di destra. Tutte le
superstrade umbre. Ma non temete, qui a prendersi cura di voi c'è
l'Indigeno, solerte nel darvi la soluzione: ad Assisi Viniveri andateci di
corsa, sempre in corsia di sorpasso, che poi magari finisce pure il
Kurni, quindi - ecco - conviene sbrigarsi, insomma. Sempre entro i
limiti, mi raccomando.
Ma dopo questo sproloquio colmo di imprecazioni glissate ma educatamente sottintese passiamo alle cose formali (citazione che immagino evocherà momenti felici nei ricordi dei tifosi milanisti...).
Terza edizione della manifestazione tenutasi lunedì 13 gennaio all'Hotel Valle di Assisi, #locascion suggestiva, moderna e decisamente ben organizzata che, a dispetto di quello che si possa immaginare si trova a Santa Maria degli Angeli: ma non disperate, dalle grandi vetrate si può ammirare una vista panoramica di Assisi accarezzata dal sole basso del tramonto da togliere il fiato. Nonostante date le mie disavventure abbia potuto raggiungere la degustazione solamente a fine giornata l'impressione è che questa edizione abbia avuto un grande riscontro di pubblico, anche molto superiore rispetto agli scorsi anni. Questo a dimostrazione che Assisi ViniVeri è oggi un appuntamento cardine del calendario eno-degustativo ed un consolidato punto di riferimento per addetti ai lavori ed appassionati provenienti dall'Italia di mezzo.
GLI ASSAGGI
Per quanto riguarda gli assaggi comincio dal confermare che sì, sventura porta sventura, per cui tutti quei super-vini con i quali speravo di poter ingoiare più agevolmente il rospo del sinistro stradale erano belli che terminati, svaniti, dubito evaporati. Ed allora ecco che del mio annuale assaggio dei lussuosi Kurni e Kupra di Oasi degli Angeli (aka Marco Casonaletti ed Eleonora Rossi) non mi rimane altre che la foto di bottiglie mestamente vuote. Che del sublime Passito di Pantelleria di Ferrandes ricevo, come ogni anno (possibile?), l'ultima goccia (attenzione, non ho detto goccio), buona al massimo per una sniffata di purissima uva sultanina e di mare. Che la Vitovska Solo MM16 di Vodopivec, alla quale l'anno scorso riservai il titolo di Campione definendola "liquido che a momenti trascende il concetto di vino", inizia a sfumare nelle forme ambigue di un ricordo fondante ma vanaglorioso.
Avanti Indigeno, non perderti d'animo e sfrutta il tempo che ti rimane per esplorare nuove vie, rafforzare certezze e stanare sorprese nascoste!
"E' un bel presidente!" (cit.)
A proposito di Paolo Vodopivec, congratulazioni ed auguri! Ecco a voi una foto del fresco presidente del Consorzio ViniVeri!
CertezzeVere 2020
Gli Champagne di Pierre hanno una fisionomia così spontanea e personale che potresti anche non andarci d'accordo, lo ammetto. Per quanto mi riguarda sono invece irrinunciabili, con quell'acidità impetuosa e la mela verde come leitmotiv, tanto salati da disidratare, artigianali fino al midollo.
Ero combattuto se inserire questa degustazione fra le certezze o fra le sorprese. Volevo parlare principalmente del nuovo "Anno Domini frizzante...naturalmente", metodo ancestrale da una selezione di uve Glera, Verdiso, Perera e Bianchetta coltivate su terreni ricchi di marna e arenaria, in grado di donare al vino una verve sapida e minerale tutta particolare. Nuova bottiglia da inserire fra le sorprese, a rigor di logica. Ma Casa Coste Piane è una garanzia a tutti i livelli con i suoi rifermentati velati dall'effervescenza sottile e cremosa, che solo a parlarne fa venir sete... Va di diritto fra le certezze, nella sua interezza.
Il vino che preferisco tra quelli di Valter è in realtà l'"Arshura", Montepulciano esplosivo di frutti rossi e neri e pepe, prosperoso eppure sorprendentemente educato, con quei suoi tannini finissimi. E vi dirò anche che il "Rossobordò" non è il mio prediletto nella squadra di Bordò marchigiani, ma ha il pregio di essere dannatamente Suo. Suo di Valter intendo. Il "Rossobordò" per quanto mi riguarda è La Roccia liquida, è il Bordò se lo facesse Valter. E lo fa alla grande: verace, originale, schietto, giocondo.
"Mida" 2018 Offida Pecorino docg - Allevi Maria Letizia
Già lo scorso anno, nonostante la complicata annata '17, parlai di un "Mida" sugli scudi, frutto di un'interpretazione magistrale. Roberto Corradetti si conferma Maestro del Pecorino e presenta il "Mida" 2018 in versione super: vino di grande intensità e spinta, potente, elegante, ha profilo adriatico ma stupisce con quei sospiri di pietra focaia. Sorso dopo sorso sembra sempre averne ancora. Mi prendo la responsabilità di dichiarare che siamo di fronte ad uno dei campioni della denominazione.
In degustazione anche il loro Bordò "Arsi" (che andrebbe nella categoria "sorprese"), nuovo di zecca e tirato a lucido: vendemmia 2016, numero di bottiglie irrisorio, si tratta della prima versione quindi mi concedo il beneficio del dubbio, ma se queste sono le premesse siamo di fronte ad un nuovo grande rosso marchigiano, ricco, complesso e di innata eleganza.
"Poggio del Vescovo" 2018 Spoleto doc - Cantina Ninni
Me l'aveva detto Gianluca l'anno scorso che il suo Trebbiano Spoletino versione 2018 prometteva di essere un crack, attingendo dal glossario calcistico. Agrumato, fresco ma non smaccato, caratterizzato da un'eleganza raffinata pronta a deflagrare negli anni a venire. Una delle poche bottiglie che sinceramente invidio - da marchigiano - all'Umbria vinicola.
Me l'aveva detto Gianluca l'anno scorso che il suo Trebbiano Spoletino versione 2018 prometteva di essere un crack, attingendo dal glossario calcistico. Agrumato, fresco ma non smaccato, caratterizzato da un'eleganza raffinata pronta a deflagrare negli anni a venire. Una delle poche bottiglie che sinceramente invidio - da marchigiano - all'Umbria vinicola.
Schioppettino Colli Orientali del Friuli - Ronco Severo
Stiamo sempre a parlare di grandi bianchi friulani, che siano arancioni o bianchi davvero, e dimentichiamo l'esistenza di un vitigno a bacca rossa che ha di suo una qualità che spesso manca ai suoi conterranei (si parla di uva eh): la gentilezza. Lo Schioppettino di Stefano Novello si beve che è una meraviglia, così piacevolmente floreale e gradevolmente speziato, senza muscoli, senza spigoli, di grande armonia.
SorpreseVere 2020
Rosso Piceno Superiore 2015 - Clara Marcelli
Non che non l'avessi mai bevuto, né posso dire che mi abbia mai stupito in negativo. Sarà che l'ho sempre approcciato un po' distrattamente, magari per via di quell'etichetta illustrata (e bellissima, a guardarla bene) a prima vista così diversa dalle altre bottiglie di casa, quasi da farlo apparire come un bastardo, oppure perché è l'unico vino di Clara Marcelli a non essersi meritato un nome proprio. Comunque brutto errore di valutazione caro Indigeno. Se non sbaglio è per metà Montepulciano e per metà Sangiovese, uve rosse regine del piceno che si danno la mano e si completano a vicenda regalando un vino autentico, un vino-territorio e vino-tradizione: colorato di una preziosa tinta rubino, asciutto, dinamico e decisamente gastronomico. Ma con un qualcosa in più. Una delle migliori bevute della giornata.
"Bianko" 2017 - Macondo
Con mia grande sorpresa al banchetto ormai siccitoso di Oasi degli Angeli incontro colui che è da un po' di tempo sulla bocca di tutti, il volto nuovo della viticoltura sud-marchigiana, al secolo Lorenzo Catasta. E si da il caso - guarda un po' - che abbia con lui il vino che è da un po' di tempo sulla bocca di tutti, il suo vino, "Bianko" 2017. Blend degli autoctoni Trebbiano e Pecorino provenienti da due micro-vigneti fra Cupra Marittima e Montefiore dell'Aso: proprio i luoghi di Marco Casolanetti, le cui influenze, in tutta onestà, si avvertono. Fermentazione e maturazione in barrique, sfumature dorate, tanto naso ed altrettanta bocca. E' largo e verticale, potente ed elegante, commovente nella persistenza. Tanta robba. Un vino straordinario, ma...
"Gailè" 2017 Metoso Classico Millesimato - Az. Agr. Cameli Irene
Potevo nutrire dei dubbi sul Pecorino versione champenoise, ancor di più se derivato dalla torrida annata 2017. Eppure questo "Gailè", 18 mesi sui lieviti, è stato pensato bene e realizzato benissimo, senza strafare, in totale rispetto della materia. Uno spumante giovane e sobrio, di grande armonia. Pare anche che abbia avuto un gran successo di vendite all'uscita, strameritato. Bella interpretazione, complimenti!
Terrano 2017 - Skerlj
Che bel Terrano: ritrovo in bocca, inconfondibili, il ferro e quell'acidità di cui godevo nelle Osmize qualche anno fa, bilanciati però da tanta frutta rossa selvatica, visciole, mirtilli, dalle spezie dolci, dalla sapidità, dai tannini ancora vivi e ruspanti e dalla giusta morbidezza. Un vino fatto come si deve, cesellato preservando il carattere autentico del territorio e del Terrano.
"Coenobium Ruscum" 2018 Lazio igp bianco - Monastero Trappiste di Vitorchiano
Anvedi le sore! Avevo sempre perso l'occasione di assaggiare i loro mitici e mistici vini, rinunciando ad un'esperienza davvero notevole. Macerato da Malvasia, Trebbiano e Verdicchio, sensazioni dolci di frutta gialla e miele, poi thè ed erbe aromatiche. Ha tante paticolarità che lo rendono veramente divertente ed originale: un accenno di tannini, la densità liquorosa ed una nota ossidativa ben controllata.
"Suoli Cataldi" 2016 Lambrusco dell'Emilia igp - Podere Giardino
Metodo Classico 30 mesi rosè da uve Lambrusco Marani, una varietà piuttosto rara della zona di Reggio Emilia, che evidentemente ben si presta a questo tipo di lavorazione. Il risultato è uno spumante serio nell'esecuzione impeccabile e nell'estrema pulizia, ma tutt'altro che serioso al gusto. Anzi, l'ho definito - passatemi il termine - una "caramellina", per i profumi delicatissimi e la beva facile facile. Talmente facile da sembrare quasi analcolico.
"Rosa dei Venti" 2018 Lambrusco dell'Emilia igp - Podere Cipolla
Denny Bini è famoso per i suoi rifermentati colbuco, ehm colfondo. A parte gli scherzi, i suoi Lambrusco hanno una capacità dissetante fuori dalla norma. Il mio preferito? "Rosa dei Venti", rosato da Grasparossa e Malbo Gentile (e da quest'anno se erro anche un piccolo saldo di Sorbara), profondamente artigianale, schietto, freschissimo. Un tonico rinfrescante, la tavola è il suo mestiere.
CampioneVero 2020
"Ruggine" 2013 - Clara Marcelli
Quest'anno lo scettro del vincitore torna delle Marche, e più precisamente a Castorano. Voglio sottolineare innanzitutto che il "Ruggine" è l'unico tra i Bordò ad essere commercializzato ad un livello di maturazione adeguato al prezzo. E' una dura affermazione, ma qualcuno doveva pur farla. E l'Indigeno si è caricato di questo onere, da marchigiano pidocchioso qual è.
Ma parliamo del nostro Campione, che è meglio: la nota ferrosa, che sia realmente presente o solo una falsa percezione stimolata dal nome della bottiglia, indubbiamente c'è. Poi ci sono la frutta matura, la macchia mediterranea, le spezie, a definire un ventaglio aromatico evoluto e suadente. Il sorso è maestoso, ampio, dotato ancora di viva freschezza nonostante gli anni, dalla trama finissima. Non l'avevo mai trovata tanto in forma questa bottiglia, tanto bella, raffinata ed elegante. La cadenza marchigiana d'un tratto mi suona così sofisticata…
Quest'anno lo scettro del vincitore torna delle Marche, e più precisamente a Castorano. Voglio sottolineare innanzitutto che il "Ruggine" è l'unico tra i Bordò ad essere commercializzato ad un livello di maturazione adeguato al prezzo. E' una dura affermazione, ma qualcuno doveva pur farla. E l'Indigeno si è caricato di questo onere, da marchigiano pidocchioso qual è.
Ma parliamo del nostro Campione, che è meglio: la nota ferrosa, che sia realmente presente o solo una falsa percezione stimolata dal nome della bottiglia, indubbiamente c'è. Poi ci sono la frutta matura, la macchia mediterranea, le spezie, a definire un ventaglio aromatico evoluto e suadente. Il sorso è maestoso, ampio, dotato ancora di viva freschezza nonostante gli anni, dalla trama finissima. Non l'avevo mai trovata tanto in forma questa bottiglia, tanto bella, raffinata ed elegante. La cadenza marchigiana d'un tratto mi suona così sofisticata…
Prossimo appuntamento il 17-18-19 Aprile a Cerea, con ViniVeri 2020.
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