Samuele Bianchi ed il Poiana in verticale: la faccia tosta del Sangiovese lucchese


poiana calamaio

3 maggio 2019, San Macario.
Rimanderò - pensai - di un mesetto, che qui ci sono giornalisti veri e big blogger ed influenzer e chi diavolo leggerebbe il resoconto di questo misero indigeno. Ma va, scherzavo. Era il caso di rimandare, ne ero convinto: in quel momento tutti avrebbero parlato di lui, e poi? Chissà. Samuele è un amico, ed io pensavo di riprendere il discorso dopo qualche tempo per tenere vivo il fuoco dell'attenzione, che è un grande vignaiolo e se lo merita. Chi prendo in giro? Ho rimandato, perché mi sembrava di non trovare parole giuste per poter esprimere il mio apprezzamento a dovere. Questa volta sì, è tutto vero. Poi oh, c'è la mia tendenza cronica a procrastinare, ma questa è un'altra storia.
Sarà un caso, ma che l'Indigeno ed Il Calamaio avessero qualcosa a che spartire io me lo sentii la prima volta che vidi il suggerimento della sua pagina social, molto prima di mettere questa maschera scopiazzata.
Sarà per quel nome lì, Il Calamaio, e si da il caso che l'Indigeno si diletti nella scrittura, quando ne ha voglia. Sarà che la cantina è ad un tiro di schioppo dalla mia amata Indigena, oramai pisana acquisita. Sarà che il nostro eroe, Samuele Bianchi vignaiolo a San Macario, è un po' tutto quello che vorrei essere io. Come me è ingegnere (nel nome del padre, amen), e come me un grande appassionato di vino e della terra e della sua terra; diversamente da me è ingegnere pentito e redento e diversamente da me vive col vino ed è tornato alla terra, la sua terra. In sostanza se avessi fegato da vendere e dedizione e tenacia ma forse, più di tutto, convinzione, ardore, sarei come lui. Un po' più brutto, lo ammetto. Diciamo molto simile a lui, to'. Magari. Ed infatti le parole che leggo riportate nel sito dell'azienda sembrano la sinossi del mio romanzo di rinuncia graduale:
"...cercando una casa dove abitare incontro il Calamaio ed è amore a prima vista, una bella casa da ristrutturare, una vigna da sistemare e una passione da coltivare."
Ero appena tornato da un soggiorno a Paris, tutto innamorato ma anche piuttosto assetato, che nella ville lumière si mangia male e si beve peggio, altroché. Quindi chiesi a Samuele di poter fargli visita, e lui - gentilmente - disse di no, per poi raddoppiare: "Ho organizzato una verticale (la prima) del mio Poiana riservata alla stampa, perché non vieni a cena?". "Grazie, ti faccio sapere". Panico, smarrimento, è l'orroreee! Ma dove vai, Indigeno? Sempre lì, arrogante, a vantarti di non aver fatto corsi, di non essere sommelier, di essere emancipato e libero dai dogmi della degustazione, e poi hai il cagotto timore di presentarti ad una cena per addetti ai lavori? Lascia perdere. Ma anche io ho un asso nella manica, l'indigena, il mio spirito guida: "Vai, quando ti ricapita? Io sarò qui ad aspettarti, mi raccomando stai attento".
La via che va da Pisa a San Macario è una meraviglia, di quelle strade da guidare col sedile all'indietro, tra la pianura che profuma di Tirreno e le falesie calcaree ci si va ad infilare nella valle del fiume Serchio e poi fra le montagne, fino al Il Calamaio, un'isola felice appena fuori Lucca. Un nome, Il Calamaio appunto, restituito alla memoria di questo podere, così come recitavano le carte topografiche: un anfiteatro di vecchie vigne terrazzate alla cui sommità, immersa nel verde, si erge la casa colonica in ristrutturazione.

Tra le vigne

Finalmente conosco Samuele, che ci traghetta velocemente tra le sue viti prima che arrivi la pioggia. Vigne terrazzate su forti pendenze, terreni di sabbia e argille, ottima esposizione e quelle correnti fresche che scendono dalle montagne che separano questo territorio dalla costa della Versilia: un terroir che offre le condizioni ideali per la coltivazione in biologico, proprio come da queste parti si è sempre fatto. Tanto decespugliatore e pochi trattamenti, oltre l'utilizzo di macerati e propoli. Vediamo le vigne vecchie recuperate, vere ambasciatrici della tradizione lucchese, dove trovano dimora tante varietà come Bonamico e Colorino, Mazzese ed Aleatico, e poco sopra la giovane scommessa Pinot Noir "più cuore che ragione", come dice Samuele. E poi i pochi filari di Merlot destinati allo Iolai, e le vigne "bianche" di Chardonnay e Petit Manseng.

Vecchie vigne destinate alla produzione dell'Antenato - La giovane vigna di Pinot Noir

Filari di Merlot - La valle sotto al podere

Il Poiana

Anche in cantina si lavora in sottrazione: fermentazioni spontanee, legni esausti, basso uso di solforosa.
Il Poiana, in particolare, fermenta in acciaio ed affina in legno di 3°/4° passaggio da 7 mesi ad un anno, a seconda delle annate (dalla '17 solo in tonneau). Il nome è un omaggio alle due coppie di rapaci che abitano nel bosco circostante.
Dalla 2016 il Poiana (come gli altri vini) ha ottenuto ufficialmente la certificazione bio, ed al contempo è stato declassato a Toscana rosso igt, uscendo dalla DOC Colline lucchesi per intraprendere un percorso tutto suo.


Poiana '11 Vino Rosso
Vendemmia in sovramaturazione, affinato solo in acciaio: Samuele aveva la mano un po' più pesante al tempo, e questa bottiglia mostra l'inizio del suo percorso di vignaiolo e la veloce evoluzione del suo stile. Tra tutto, vino buonissimo sul breve, un canto del cigno appena tocca l'ossigeno, e dopo mezz'ora comincia a spegnersi inesorabilmente. Breve ma intenso.

Poiana '12 Colline Lucchesi DOC
Bel vino, ben equilibrato, nonostante il cambio di stile: da quest'annata, infatti, il Poiana affina in legno. Naso molto diverso rispetto al precedente, più ampiezza in bocca. In questa versione si avverte di più il carattere del Sangiovese. Trampolino di lancio.

Poiana '13 Colline Lucchesi DOC
Annata perfetta, ben bilanciata, annata dai tempi giusti per chi è del mestiere. Non ho paura di definire questo Poiana formidabile, un vino che saprà scrivere una storia entusiasmante se gli sarà concesso il tempo opportuno. Bomba.

Poiana '14 Colline Lucchesi DOC
Annata da horror anche qui a San Macario: meticolosa selezione in vigna per riuscire a portare qualcosa in cantina. Il risultato è un vino esile, non un classico Sangiovese. Molto meno intenso al naso, dal tannino così delicato da sembrare quasi assente. Grande beva ed impagabile raffinatezza. Riscuote grande successo fra le signore, un classico. Beato fra le donne.

poiana sangiovese

Poiana '15 Colline Lucchesi DOC
Metà bottiglie prodotte, che la grandine bastarda distrusse gran parte del raccolto. Quindi giù di propoli, sostanza terapeutica et miracolosa che cicatrizza le ferite e fa seccare gli acini cancerosi. Le viti, crudelmente percosse, riuscirono con fatica a portare i pochi grappoli rimasti a maturazione. Ne è uscito un Poiana insolito, di un rubino quasi impenetrabile molto diverso dai precedenti, tutto sul frutto, bello carnoso, speziato e balsamico. Furia cavallo del west.

Poiana '16 Toscana Rosso IGT
Annata decifrata con potature lunghe al fine di recuperare gemme, preziosissime gemme, decimate dalla grandinata dell'anno precedente. Credo che questo Poiana possa rappresentare, ad oggi, l'opus magnum di Samuele: naso intenso ed elegante, di grande incisività, sorso teso, dal tannino fine e dalla freschezza tagliente. Vino sanguigno, pieno di "spinta". Sangiovese hard rock.

Poiana '17 (campione di botte)
Nonostante le gelate tardive il caldo estivo insieme ad un terroir generoso e conciliante permettono di portare in cantina uve sane. Vino in affinamento, ancora difficile da comprendere, ma già in grado di emanare vibrazioni positive. Secondo me ci si potranno aspettare grandi cose da questa annata. Parola di Indigeno.

Poiana '18 (campione di vasca)
Liquido giovane, giovanissimo, ancora paralizzato dal contatto col freddo acciaio. Ingiudicabile. 



Credo che la scelta di partire dalla 2011 (prima annata imbottigliata) sia stata azzeccatissima, scongiurando qualsiasi ansia da prestazione: il vino si è messo in gioco con trasparenza, così come Samuele nella sua crescita di vignaiolo, iniziando dalla bottiglia sì più matura (a livello organolettico), ma anche quella dell'immaturità. Per quanto riguarda la tenuta nel tempo del Poiana - poi - hanno parlato i bicchieri, una lingua meravigliosa. Ho trovato importante l'aver potuto individuare un filo conduttore in grado di unire tutte le bottiglie, fatto di grande balsamicità, freschezza e sale.
Qualche altra considerazione: penso che per tirare fuori una versione '14 del genere serva un buona dose di fortuna ma anche una grande sensibilità, e penso che la commissione d'assaggio, ritenendo "rivedibile" un vino del livello della '16, abbia sottratto alla DOC un vero purosangue.
A compimento della degustazione è stata stilata una classifica, mettendo ai voti le varie annate, che ha decretato vincitore la 2016, all'unanimità (seguita da 2013, 2014, 2018, 2017,2012, 2015).

Poiana '11: etichetta acerba (diciamo), ma un ottimo inizio in quanto a bontà

A fine serata, casomai fosse necessario, mi sono fatto un'idea più chiara di Samuele: risoluto ed intraprendente nel portare avanti la sua personalissima idea di vino ed agricoltura, candidamente impacciato per l'occasione mondana che evidentemente non è roba sua. Divertente, dall'autoironia non rassegnata ma ribelle, un po' selvatico in alcuni silenzi, sagace quando apre bocca, con quella disillusione tipicamente lucchese. Pragmatico e schietto, un vero vigneron in evoluzione.

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Azienda agricola Il Calamaio
Via delle Gavine, 1707 - 55100 Lucca LU
340 8503670
www.ilcalamaiovini.it
info@ilcalamaiovini.it

Commenti

  1. Quando senti le radici della terra nel tuo cuore i risultati non si fanno attendere!! Grande Samuele!!👍🍷🍇

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